Un anno fa nasceva la legge 47/2017 più nota come legge Zampa che ha modificato radicalmente il modo di accogliere i minori non accompagnati, a partire dall’introduzione della figura del tutore volontario.
Seppure non ancora attuata appieno, resta una “legge innovativa, che ha saputo dare un rilevanza particolare alla situazione dei minori soli – dice Paola Crestani, presidente CIAI – Noi che da cinquant’anni ci occupiamo dell’accoglienza e dell’inclusione di bambini soli che vengono da altri Paesi sappiamo bene di quante attenzioni e di quanta professionalità abbiano bisogno, in particolare quando – come succede per la maggior parte di loro – hanno avuto esperienze di grandi sofferenze. E sappiamo anche – aggiunge Crestani – che quella della professionalità, della vicinanza, dell’attenzione, dell’ascolto e della disponibilità nei loro confronti è l’unica strada che porta a risultati efficaci e duraturi”.
Il lavoro da fare, tuttavia, è ancora molto in quanto restano ancora alcune criticità dovute proprio alla mancata, piena attuazione.
“A nostro avviso sarebbe necessario implementarla, tradurre la filosofia da cui è nata, assolutamente positiva, in regole concrete perché i minori vengano davvero tutelati. Un esempio per tutti – dice Alessandra Sciurba, coordinatrice del progetto Ragazzi Harraga a Palermo – : i ragazzi migranti dovrebbero restare nei Cpa per un massimo di 30 giorni quando, nella realtà dei fatti, vi restano per più di un anno mentre le comunità di seconda accoglienza chiudono. Questa situazione non consente di attuare programmi di protezione concreti per i minori che arrivano in Italia soli”.