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Non è un paese per studenti

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Categoria: #tu6scuola

“Trovo sia inaccettabile che la scuola abbia così poca importanza per chi ci governa. Io voglio vivere in un Paese nel quale l’istruzione, la cultura e la scuola siano considerate priorità”.

 

Chi scrive è Sara, una studentessa di 15 anni che senza filtri si rivolge a tutti noi – cittadini, genitori, politici, rappresentanti delle istituzioni – attraverso una lettera aperta, pubblicata dal blog allonsanfàn.

Dopo mesi di scuole chiuse, lezioni a distanza dove possibile, disparità emerse e nuove fragilità, colpisce lo sguardo lucido di una adolescente che mette il dito nella piaga. L’emergenza Covid in Italia ha puntato i riflettori sulle fragilità del sistema scuola. E soprattutto sulla mancanza di soluzioni che valorizzassero l’educazione di bambini e ragazzi come strumento di crescita e sviluppo per l’intero paese.
(foto: Unsplash)
 

Una generazione a diverse velocità

Sara è quindi l’emblema delle nuove generazioni consapevoli del loro ruolo nella società, del loro protagonismo. Tuttavia è anche esempio tangibile di come l’Italia – che non riesce a decidere con chiarezza e tempestività sulla scuola – stia crescendo generazioni a diverse velocità. Chi ha strumenti e consapevolezze sulle proprie scelte future; chi resta lontano o indietro dalle possibilità di crescita individuale e collettiva; chi  resta totalmente estraneo e, con molta probabilità, andrà a far crescere le statistiche degli abbandoni e dei dispersi.
Diritti che non sono stati garantiti, che ora devono essere risarciti e che giovani come Sara reclamano con forza.
Si sta lentamente profilando una nuova emergenza educazione, sottile e talvolta poco evidente, che, se non affrontata, avrà conseguenze irreparabili nella società nei prossimi anni.

Ascoltare i ragazzi

“La bellezza della lettera di Sara è il fatto che quando diamo la parola ai bambini e ai ragazzi, ci rendiamo conto di quante idee e di quali visioni abbiano. Se oggi la scuola è la Cenerentola del dibattito, dobbiamo anche notare che in questo dibattito non stiano entrando i ragazzi – ha detto Luca Meschi, direttore territoriale Italia CIAI – In Italia con i progetti come #tu6scuola e “Piccoli che valgono” si lavora perché  i ragazzi siano protagonisti dei loro contesti. Come dice Sara, contrastare la dispersione scolastica, fare in modo che i ragazzi vadano a scuola, significa aiutarli nel loro processo di emancipazione dalle condizioni sociali familiari. E di conseguenza far crescere la società tutta”. 

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