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Navi quarantena: denunce e richieste

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E’ stato presentato oggi a Palermo il documento-denuncia “Criticità del sistema navi-quarantena per persone migranti: analisi e richieste”, condiviso e sottoscritto da circa 150 organizzazioni italiane e internazionali (fra cui CIAI) a cui si sono associati docenti universitari, filosofi e operatori umanitari. Si tratta della richiesta, avanzata al Ministero dell’Interno, al Ministero dei Trasporti, al Ministero della Salute, al Dipartimento della protezione civile, di chiudere il modello di gestione della quarantena con le navi e migliorare e rafforzare il sistema di accoglienza e di impegnarsi ad introdurre misure che rispettino la sicurezza, la salute e i diritti di tutte le persone coinvolte, senza alcun tipo di discriminazione.
LE RICHIESTE AL GOVERNO Le realtà firmatarie chiedono che vengano dismesse le navi quarantena -che sembrano rispondere più a paure indotte che a criteri di una gestione sicura, ragionevole e umana dell’epidemia e dei flussi migratori- e reinvestiti i finanziamenti previsti nell’adeguamento dei centri di accoglienza a terra; si richiede inoltre che vengano fornite comunicazioni pubbliche ed esaustive sulla situazione a bordo delle navi, rendendo trasparenti e pubbliche le procedure adottate in particolare nei confronti dei minori e di persone anche con gravi vulnerabilità.
Il documento inoltre pone l’attenzione sulla necessità di garantire un’adeguata informazione legale e sanitaria a tutte le persone attualmente presenti sulle navi e l’impegno formale affinché non vengano più trasferite sulle navi anche persone già presenti sul territorio. Infine, chiedono che venga sospesa la prassi della consegna dei decreti di respingimento differito e delle espulsioni consegnate al momento dello sbarco.
LE EMERGENZE SANITARIE Consapevoli delle difficoltà della situazione attuale, non si mette in dubbio lo strumento della quarantena precauzionale, ma molti sono i dubbi sull’efficacia di tale modello. Gestire centinaia di persone in un grande luogo chiuso dove è impossibile applicare il distanziamento e l’isolamento completo dei casi positivi ed è problematico l’immediato trasferimento in ospedale in caso di necessità, non è un modello né auspicabile né necessario. Alle problematiche legate alla diffusione del virus, si aggiungono anche le preoccupazioni circa l’acuirsi delle situazioni di salute pregresse, di disagio psicologico e rischio di ritraumatizzazione che le misure di quarantena a bordo possono provocare su individui che hanno spesso già subito eventi traumatici di varia natura, violenze, privazioni e torture.
LE VIOLAZIONI DEI DIRITTI L’uso delle navi quarantena è progettato per essere imposto esclusivamente alle persone non italiane in percorso migratorio comportando una limitazione delle libertà di movimento delle persone: una modalità fortemente discriminatoria. Le unità navali sembrano essere utilizzate come “hotspot galleggianti” per operare la selezione arbitraria e preventiva tra richiedenti asilo e migranti economici e come CPR nel predisporre rimpatri. Un caso di gravissima violazione dei diritti si è verificato, fino alla prima metà di ottobre 2020, col trattenimento a bordo dei minori soli.
GLI ASPETTI ECONOMICI L’analisi condotta nell’estensione del documento evidenzia, inoltre, come le navi-quarantena siano state reperite sul mercato a mezzo di avvisi pubblicati dal Ministero per le Infrastrutture e Trasporti, con procedure accelerate. Non è possibile calcolare il costo complessivo di questa operazione, non tanto e non solo in termini economici, quanto anche in termini di oneri di sicurezza e di ulteriori oneri di assistenza sanitaria derivanti dalla necessità di operare in mare anziché a terra. Tuttavia, ricostruendo i dati in base ad avvisi del Ministero dell’Interno, sappiamo che il costo delle strutture a terra è di 30-40 euro al giorno per migrante; lo stesso servizio in mare, sulla base degli avvisi e del disciplinare tecnico pubblici, sembra assestarsi sui 150-200 euro pro die per ciascun ospite. Una chiara e incredibile sproporzione e, ancora una volta anche su questo, una mancanza assoluta di informazioni e di trasparenza.
LE CONSEGUENZE SOCIALI  L’utilizzo delle navi-quarantena solo per persone migranti non fa che accrescere in Italia la stigmatizzazione nei confronti di una specifica popolazione. A novembre 2020 su 2448 persone sulle navi solo 197 erano positivi al covid-19, l’8% (con contagi avvenuti prevalentemente nei contesti di promiscuità vissuti durante il viaggio). Al dibattito allarmista e totalmente infondato sui rischi di salute pubblica posti dall’arrivo dei “migranti-untori” si aggiungono adesso le paure indotte dall’utilizzo di un modello di quarantena “con maggiore sicurezza” dichiarato come necessario per i soli migranti sbarcati sulle nostre coste, nonché la vergognosa retorica populista e xenofoba di chi denuncia il privilegio concesso ai migranti di trascorrere la quarantena su navi dotate di bar, piscina e cinema.
Il diritto alla vita e il diritto alla salute non possono variare in funzione della nazionalità e della provenienza. Rafforziamo e miglioriamo un sistema di accoglienza che sia sicuro e dignitoso”, questa la richiesta di tutti i firmatari uniti nella sottoscrizione del documento.
SCARICA QUI LA VERSIONE INTEGRALE DEL DOCUMENTO
14/12/2020

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