La lettura dei rapporti di autovalutazione dei licei italiani, resi pubblici sul sito del Miur e fonte di orientamento per i genitori che devono scegliere in quale scuola iscrivere i propri figli, ha quest’anno rivelato una deriva culturale che purtroppo appare permeare di sé sempre più ambiti e contesti del nostro paese. Alcune scuole hanno infatti considerato il basso numero di studenti o studentesse di origine non italiana o con disabilità o di estrazione socioculturale definita “bassa”, come un valore aggiunto della loro offerta formativa.
Siamo certi che la maggior parte dei ragazzi e delle ragazze che frequentano quei licei vivano ogni giorno esperienze di interazione con le differenze e non abbiano alcun comportamento razzista e classista.
Avvertiamo però il rischio, anche a partire da episodi come questo, della diffusione di una cultura discriminatoria che ci preoccupa molto.
CIAI, che da 50 anni si prende cura di ogni bambino come fosse un figlio, crede fermamente che le differenze , oltre che essere sempre relative, siano una grande opportunità di arricchimento e di crescita ed è contrario ad ogni forma di discriminazione, in special modo quando riguarda bambini e adolescenti.
Rispetto poi ai bambini e agli adolescenti che non hanno la cittadinanza italiana, CIAI ricorda che molti e molte di loro non sono cittadini e cittadine solo formalmente, a causa di leggi che consideriamo miopi e ingiuste, mentre lo sono di fatto, come i nostri figli.
Chi volesse saperne di più, può leggere l’inchiesta di TPI The Post Internazionale